
Cos’è una lettera di richiamo sul lavoro
La lettera di richiamo è un avviso formale che il datore di lavoro invia al dipendente per contestare un comportamento scorretto o contrario al regolamento aziendale.
È il primo step della procedura disciplinare, e può precedere sanzioni più gravi come sospensioni o licenziamento per giusta causa. Il lavoratore ha però il diritto di difendersi e spiegare la propria versione dei fatti.
Forme di invio
La comunicazione può essere fatta tramite:
- Raccomandata con ricevuta di ritorno
- PEC (posta elettronica certificata)
- Consegna a mano con firma per ricevuta
Quando si riceve una lettera di richiamo
I motivi possono variare da caso a caso, ma i più comuni sono:
- Ritardi frequenti o assenze ingiustificate
- Negligenza sul lavoro, errori ripetuti o mancato rispetto delle direttive
- Utilizzo scorretto di strumenti aziendali per fini personali
- Comportamenti inappropriati, come aggressività o stato di alterazione
In generale, tutto ciò che va contro il contratto collettivo nazionale (CCNL) o il regolamento interno dell’azienda può essere oggetto di richiamo.
Come rispondere a una lettera di richiamo
La prima regola è non farsi prendere dal panico. Il dipendente ha il diritto di difendersi. Ecco cosa può fare:
- Inviare una risposta scritta con spiegazioni e chiarimenti
- Richiedere un colloquio formale con il datore di lavoro
- Farsi assistere da un avvocato esperto in diritto del lavoro
Attenzione: la risposta deve essere inviata entro 5 giorni lavorativi dalla ricezione del richiamo, come previsto dall’art. 7 dello Statuto dei Lavoratori.
Cosa succede dopo la risposta del lavoratore
Il datore di lavoro valuterà le giustificazioni fornite. A seconda del caso, potrà:
- Archiviare il richiamo, se le spiegazioni sono accettabili
- Applicare una sanzione disciplinare proporzionata all’infrazione
Le sanzioni disciplinari più comuni
In base alla gravità della condotta, le sanzioni possono essere:
- Richiamo verbale o scritto
- Multa, nei limiti previsti dal contratto
- Sospensione dal lavoro senza retribuzione
- Licenziamento disciplinare, nei casi più gravi (furto, violenza, insubordinazione)
Come contestare una sanzione disciplinare
Se ritieni la sanzione ingiusta o sproporzionata, puoi contestarla. Ecco le vie possibili:
- Verifica della procedura: accertati che siano stati rispettati tutti i passaggi previsti dalla legge.
- Impugnazione all’Ispettorato del Lavoro: entro 20 giorni dalla notifica della sanzione.
- Ricorso al Tribunale del Lavoro:
Entro 60 giorni per impugnare un licenziamento
Entro 180 giorni per presentare il ricorso vero e proprio
Il Giudice potrà annullare, modificare o confermare la sanzione.
Quando rivolgersi a un avvocato del lavoro
In caso di contestazione disciplinare o provvedimento di licenziamento, è consigliabile rivolgersi subito a un professionista.
Un avvocato specializzato in diritto del lavoro può:
- Analizzare la lettera e la procedura seguita
- Redigere una risposta efficace
- Rappresentarti in sede di trattativa o giudizio
Lettera di richiamo: incide sulla busta paga o sulla carriera?
La lettera di richiamo non comporta automaticamente penalizzazioni economiche, ma può influire sull’avanzamento di carriera, sul clima aziendale e, in alcuni casi, sul diritto a premi o bonus. Inoltre, più richiami scritti possono legittimare provvedimenti disciplinari più severi in futuro.
Conclusione
La lettera di richiamo non va sottovalutata: è un atto formale che può avere conseguenze importanti. Rispondere nei tempi e modi corretti è essenziale per tutelare i propri diritti.
Rivolgersi a un avvocato può fare la differenza tra un semplice richiamo e un licenziamento ingiusto.