
I social network sono diventati il luogo per eccellenza dove esprimere opinioni, condividere notizie e discutere di temi di attualità. Ma fino a che punto si può parlare liberamente? Quando un commento diventa diffamazione sui social?
In questo articolo analizziamo cosa si intende per reato di diffamazione online, cosa dice la legge italiana e come tutelarsi in caso di insulti o offese pubbliche.
Cos’è la diffamazione secondo la legge italiana
La diffamazione è disciplinata dall’articolo 595 del codice penale. Si verifica quando qualcuno offende la reputazione di un’altra persona in sua assenza, comunicando l’offesa a più persone.
Può avvenire con parole, immagini, testi, video o altri mezzi. Quando l’offesa avviene attraverso i social network, il reato è considerato aggravato, perché il messaggio può raggiungere un pubblico molto ampio, anche sconosciuto all’autore del post.
Diffamazione aggravata: il ruolo dei social network
Secondo la giurisprudenza, postare contenuti offensivi su piattaforme come Facebook, Instagram, X (ex Twitter) o TikTok può costituire diffamazione aggravata.
Infatti, la Cassazione ha stabilito che
la bacheca di Facebook è assimilabile a un mezzo di pubblicità (Cass. n. 4873/2017)
e quindi la pena può aumentare. Le pene previste sono:
- Fino a 3 anni di reclusione
- Oppure una multa non inferiore a 516 euro
Differenza tra diffamazione e libertà di critica
Spesso chi offende o insulta online si difende invocando la libertà di espressione o il diritto di critica. Ma questi diritti non sono assoluti. Il diritto di critica è legittimo solo se:
- Si basa su fatti verificabili
- È espresso in modo pertinente e contenuto
- Non scade nell’attacco personale gratuito
Ad esempio, dire “non condivido le sue idee politiche” è una critica legittima. Dire invece “è un incapace, dovrebbe sparire” può essere ritenuto diffamatorio.
Chi sono i leoni da tastiera e perché rischiano grosso
I cosiddetti “leoni da tastiera” (o keyboard warriors) sono utenti che sui social si sentono liberi di insultare, screditare o aggredire verbalmente altri, spesso nascondendosi dietro profili anonimi.
La percezione di anonimato e la mancanza di un confronto diretto portano molti a pensare che tutto sia concesso. Ma la legge non fa distinzione tra insulti “in presenza” o online.
Cosa fare se si è vittima di diffamazione sui social
Chi ritiene di essere stato diffamato online può:
- Salvare screenshot e link del contenuto offensivo
- Raccogliere prove e testimonianze
- Presentare una querela entro 3 mesi dal fatto
È consigliabile rivolgersi a un avvocato esperto in diritto penale per valutare la situazione, redigere la querela e procedere con la denuncia.
Ricorda: la diffamazione è un reato perseguibile solo su querela, quindi è la persona offesa a dover attivarsi.
Conclusioni: i social network non sono zone franche
Internet non è un far west. Ogni affermazione ha delle conseguenze, specialmente quando le parole diventano lesive della reputazione altrui.
Per evitare problemi legali è sempre meglio usare i social con rispetto, ricordando che la libertà di espressione finisce dove inizia l’offesa gratuita.
FAQ – Domande frequenti sulla diffamazione sui social
La diffamazione sui social si verifica quando una persona offende la reputazione di un’altra attraverso post, commenti o contenuti pubblicati su piattaforme come Facebook, Instagram, TikTok o X (ex Twitter), in assenza del diretto interessato.
Se considerata diffamazione aggravata, la pena può arrivare fino a 3 anni di reclusione oppure una multa non inferiore a 516 euro, secondo l’art. 595 comma 3 del Codice Penale.
Sì, se l’insulto è percepibile da più persone e danneggia la reputazione altrui, può costituire reato di diffamazione aggravata.
La critica è ammessa se fondata su fatti reali ed espressa in modo civile. Se si usano parole offensive o si attacca la persona anziché le sue idee, si può configurare il reato di diffamazione.
Sì. La diffamazione è perseguibile a querela della persona offesa, da presentare entro 3 mesi dalla scoperta del fatto. È consigliabile farsi assistere da un avvocato.
• Salva screenshot e link del contenuto
• Raccogli prove e nomi di eventuali testimoni
• Consulta un legale e presenta querela alle autorità competenti
Sì. Anche se si utilizzano nickname o account falsi, l’autore può essere identificato e perseguito. L’anonimato non protegge dal reato.
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